Come rendere più efficace l’inserimento dei neolaureati nel mondo del lavoro? L'intervento di Serena Candeo in UniTO
Intervento di Serena Candeo, Partner e Consulente Formazione e Sviluppo PRAXI, all’incontro del ciclo di conferenze “UniTo Spazio Pubblico 2019”, tenutosi il 20 maggio 2019 presso l’Università degli Studi di Torino sul tema “Capitale Umano per lo sviluppo: false narrative da superare, strumenti da potenziare”.
IL TEMA – L’incontro del 20 maggio 2019 nasce dall’iniziativa dell’Università degli Studi di Torino di promuovere un momento di confronto con le aziende sul tema del mismatch tra studi e professioni e le relative cause, anche in virtù di alcuni modelli, spesso stereotipati, relativi alla vita degli studenti universitari in Italia, dal loro ingresso all’esito professionale.
LO SCENARIO - Lo scenario attuale è senz’altro caratterizzato dalla complessità: un sistema che muta in fretta - e con maggiori opportunità di scambio e relazione - che per questo è meno prevedibile e richiede continui adattamenti e una maggiore tolleranza dell’incertezza. Il know-how posseduto dalle persone non è e non può più essere una garanzia e un valore stabile, ma, anche in virtù di una più ampia offerta di canali di autoapprendimento, ha un termine ridotto - “dura meno” - ed è chiamato a continui aggiornamenti per stare al passo dei cambiamenti.
Se il mismatch fra la popolazione dei laureati e l’inserimento in azienda è reale, quali risposte si possono dare? Quali le soluzioni possibili per rendere più efficace l’inserimento dei neolaureati nel mondo del lavoro?
GLI STAKEHOLDERS IN GIOCO - Per articolare una risposta a questa domanda, occorre in primis considerare le esigenze di tutti gli stakeholders in gioco.
In questo panorama l’Università, alla luce della responsabilità che riveste nel garantire occupazione ai suoi neolaureati, è alla ricerca costante di feedback e contenuti per migliorare l’offerta formativa, perché si mantenga allineata con le esigenze mutevoli del mercato e possa contribuire al buon funzionamento delle organizzazioni.
Quali invece le esigenze delle Organizzazioni? Quali competenze si aspettano di ricevere dalle risorse provenienti dal mondo delle Università? Senz’altro una preparazione tecnica, ma anche soft skills necessarie a garantire una rapida integrazione culturale di queste figure, nonché un rapido allineamento ai processi interni ed integrazione nelle attività. Si richiedono dunque velocità di apprendimento sul campo e di applicazione nel contesto di lavoro, disponibilità e motivazione, resilienza, consapevolezza di sé e del contesto per orientarsi in modo autonomo.
In che modo le Organizzazioni possono contribuire in modo efficace ad accogliere il know-how di queste risorse e a mantenerlo/coltivarlo al loro interno? Dal momento che queste ultime hanno a loro volta esigenze e attese, in termini di sicurezza economica e prospettiva a medio termine, ma anche di conoscenza organizzativa (chi fa che cosa), apprendimento, operatività, conseguimento di risultati positivi, coerenza delle attività svolte con le proprie conoscenze, collaborazione e feedback sul proprio lavoro…?
SOLUZIONI POSSIBILI - Le soluzioni individuate e da implementare nelle organizzazioni possono facilitare il matching dei bisogni dei neolaureati con quelli delle strutture che li accolgono, per rendere il più efficace possibile l’inserimento per entrambe le parti. Si tratterebbe sostanzialmente di integrare o potenziare approcci e progetti interni che nel contesto attuale identificano come cruciale il bisogno di rendere le persone sempre più in grado di apprendere in autonomia e attivare i canali di apprendimento più efficaci.
Nell’ottica di favorire una condizione di apprendimento permanente e continuato (self-development), dovrebbero in primis essere promossi progetti di self-awareness, per aumentare nelle persone la consapevolezza dei propri stili comportamentali e dei propri bisogni da sviluppare.
Andrebbero quindi incoraggiati strumenti di conoscenza organizzativa come il mentoring, i gruppi di lavoro, il tutoraggio, per facilitare la comunicazione e la condivisione di tutte quelle informazioni che vengono utilizzate e condivise per raggiungere gli obiettivi dell'organizzazione.
Diventa inoltre fondamentale sostenere progetti che favoriscano l’impiego delle nuove tecnologie digitali che, interconnettendo persone, luoghi e contenuti fisici e virtuali, danno forma a veri e propri ambienti ibridi di apprendimento (seamless learning).
Per ottimizzare infine la formazione aziendale, uno strumento da considerare è il social learning, ovvero la condivisione del know-how fra colleghi ed esperti, riconoscendo nella comunicazione e nello scambio (per esempio di best practice) un valore fondamentale del miglioramento organizzativo.
Perché il buon funzionamento di queste politiche all’interno delle organizzazioni sia possibile, le figure di leadership avranno una funzione chiave nella misura in cui assumeranno il ruolo di storyteller e sense maker, valorizzando la responsabilizzazione delle nuove figure attraverso l’utilizzo efficace di strumenti come il feedback e la delega.